In un rapporto congiunto l’Osservatorio per la protezione dei difensori dei diritti umani – un parternariato tra la Federazione internazionale per i diritti umani (FIDH) e l’Organizzazione mondiale contro la tortura (OMCT) – e l’Osservatorio internazionale per gli avvocati in pericolo (OIAD) presentano i risultati dell’osservazione processuale della prima udienza del processo a Eren Keskin e Güllistan Yarkın, dell’Associazione per i diritti umani (IHD). Entrambi sono stati accusati di aver “denigrato pubblicamente la nazione turca” in seguito alle loro dichiarazioni nel giorno della commemorazione del genocidio armeno il 24 aprile 2021 e sono stati assolti il 2 maggio 2024. Il pubblico ministero ha presentato appello contro la loro assoluzione e l’appello è attualmente in corso.
Parigi-Ginevra, 28 agosto 2024 – Il 27 febbraio 2024, rappresentanti dell’Osservatorio e dell’Oiad hanno assistito all’apertura del processo contro Eren Keskin, avvocata, difensore dei diritti umani curda e co-presidente di IHD, e Güllistan Yarkın, ricercatrice, difensore dei diritti umani curda e membro della Commissione di IHD contro il razzismo e la discriminazione. Il processo si è svolto davanti alla quinta sezione delTribunale penale di primo grado di Istanbul.
Le due attiviste sono state accusate in base al tristemente celebre articolo 301 del Codice penale turco, che stabilisce che chiunque “denigri pubblicamente la nazione turca, lo Stato della Repubblica turca, la Grande Assemblea nazionale turca, il governo della Repubblica turca e gli organi giudiziari dello Stato è condannato alla reclusione da sei mesi a due anni”. Queste accuse derivano da una denuncia anonima presentata al Centro di comunicazione web della Presidenza turca (CIMER) in merito alla dichiarazione di IHD del 2021 sul genocidio armeno.
Il processo ha seguito le consuete procedure legali, con le imputate e i loro rappresentanti legali che hanno presentato le loro difese. Tuttavia, l’esistenza stessa di tali incriminazioni solleva serie preoccupazioni sullo stato della libertà di espressione in Turchia, in particolare per quanto riguarda giornalisti, scrittori, difensori dei diritti umani e avvocati. Inoltre dimostra come l’articolo 301 sia spesso usato in maniera impropria per soffocare la libertà di espressione e mettere a tacere le voci critiche su questioni storiche delicate, tra cui il genocidio armeno. Ciò persiste nonostante le modifiche apportate alla disposizione in seguito alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha ritenuto che il disposto dell’articolo 301, così come interpretato dalla magistratura, fosse troppo vago e ampio.
Le signore Keskin e Yarkın sono state definitivamente assolte il 2 maggio 2024, alla terza udienza. Nonostante l’assoluzione, l’appello dell’accusa contro questa decisione, presentato il 21 maggio 2024, evidenzia le persistenti persecuzioni giudiziarie di cui sono vittime i difensori dei diritti umani e gli avvocati in Turchia. Queste violazioni del diritto alla libertà di espressione hanno anche un effetto dissuasivo sulla società civile, comunicando ad altri difensori dei diritti umani e avvocati, agli attori della società civile e al pubblico in generale che anch’essi possono essere soggetti a persecuzioni giudiziarie basate su accuse false se dissentono pubblicamente dalla politica dello Stato di negare il Genocidio armeno.
Per quasi due decenni, l’IHD si è battuta per il riconoscimento del genocidio armeno in Turchia, organizzando regolarmente eventi commemorativi per chiedere riconoscimento, scuse e risarcimenti. Le accuse mosse ai due membri dell’associazione evidenziano i problemi legali più generali che l’IHD deve affrontare. L’ex co-presidente dell’IHD, Öztürk Türkdoğan, è già stao accusato ai sensi dell’articolo 301 in relazione a un articolo intitolato “Stop alla negazione del genocidio armeno per la giustizia e la verità” pubblicato dal suo sito web il 24 aprile 2017 ed è stato successivamente assolto.
Anche Eren Keskin è stata perseguita in passato sulla base dell’articolo 301. Nel 2015 è stata condannata a 10 mesi di reclusione in seguito a una dichiarazione in cui accusava lo Stato dell’omicidio del dodicenne Ugur Kaymaz chiedendo di renderne conto durante una conferenza. Nel 2018, Keskin è stata nuovamente condannata ai sensi dell’articolo 301, tra le altre accuse, per il suo ruolo di caporedattrice del quotidiano Özgür Gündem, posizione assunta simbolicamente come atto di solidarietà con i giornalisti imprigionati e di sostegno alla libertà di espressione. Tra il 2017 e il 2024, otto distinte dichiarazioni dell’Ordine degli avvocati di Diyarbakır sul genocidio armeno sono state oggetto di inchieste ai sensi dell’articolo 301. Di conseguenza, i membri del Consiglio dell’Ordine degli avvocati sono stati sottoposti a un totale di sei procedimenti penali, quattro dei quali si sono conclusi con l’assoluzione. Due casi sono ancora in corso.
L’articolo 301 e le persecuzioni giudiziarie non sono gli unici strumenti utilizzati dalla Turchia per reprimere il dibattito pubblico sul genocidio armeno. Nel maggio 2024, Açık Radyo, una stazione radiofonica indipendente, ha ricevuto una multa amministrativa e una sospensione delle trasmissioni di cinque giorni in seguito a una decisione del Consiglio supremo della radio e della televisione, l’autorità di regolamentazione dei media turchi, dopo che un ospite aveva fatto riferimento al genocidio armeno in onda. Nel luglio 2024, il Consiglio Supremo ha revocato la licenza di trasmissione di Açık Radyo con la motivazione che la stazione radiofonica stava continuando a trasmettere.
L’Osservatorio e l’Oiad esortano le autorità a cessare ogni forma di intimidazione nei confronti di Eren Keskin, Güllistan Yarkın e altri difensori dei diritti umani e avvocati, e a garantire il loro diritto alla libertà di espressione, in particolare per quanto riguarda il genocidio armeno. Chiedono inoltre alle organizzazioni internazionali, tra cui l’Assemblea parlamentare e il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di opinione e di espressione, il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani e tutti gli organi competenti dell’UE, di monitorare e condannare qualsiasi violazione dei diritti dei difensori dei diritti umani e di sostenere la loro protezione in Turchia.
Leggi il rapporto completo sul sito web della FIDH, su quello dell’OMCT e sul sito web dell‘OIAD.
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L’Osservatorio per la protezione dei difensori dei diritti umani (l’Osservatorio) è stato creato nel 1997 dalla Federazione internazionale per i diritti umani (FIDH) e dall’Organizzazione mondiale contro la tortura (OMCT). L’obiettivo di questo programma è prevenire o porre rimedio a situazioni di repressione contro i difensori dei diritti umani. La FIDH e l’OMCT sono entrambi membri di ProtectDefenders.eu, il meccanismo dell’Unione europea per i difensori dei diritti umani realizzato dalla società civile internazionale.
Fondato nel 2016, l’Osservatorio internazionale degli avvocati a rischio (OIAD) è un’iniziativa congiunta del Conseil National des Barreaux, del Barreau de Paris (entrambi in Francia), del Consejo General de la Abogacía Española (Spagna) e del Consiglio Nazionale Forense (Italia). L’obiettivo primario dell’Oiad è proteggere gli avvocati minacciati nell’esercizio della loro professione e denunciare le situazioni che minano i diritti della difesa.