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Teheran

IRAN: Reza Khandan, difensore dei diritti umani e marito dell’avvocata iraniana Nasrin Sotoudeh intimato a presentarsi in prigione

23 febbraio 2023 

L’Osservatorio apprende con grande preoccupazione dai media che martedì 14 febbraio 2023 Reza Khandan, difensore dei diritti umani in Iran e marito dell’avvocato Nasrin Sotoudeh,è stato invitato a presentarsi in progione entro 30 giorni.

Questa convocazione avviene pochi giorni dopo che Nasrin Sotoudeh, in libertà condizionata per motivi di salute, ha rilasciato un’intervista alla CNN, in cui sostiene i manifestanti ed esorta le autorità iraniane a rilasciare Farhad Meysami, medico e attivista per i diritti umani, in condizioni critiche a seguito di uno sciopero della fame.

A seguito dell’intervista di sua moglie, l’Osservatorio ha motivi plausibili per pensare che Reza Khandan, potrebbe dover  scontare il residuo di una pena di 6 anni di detenzione, a cui era stato condannato nel 2019.
Infatti, nel settembre 2018, Reza Khandan era stato arrestato e accusato di “propaganda contro il sistema” e di “cospirazione per commettere crimini contro la sicurezza nazionale”, dopo aver pubblicato online notizie  sulla detenzione ingiusta della moglie nel giugno 2018 e aver protestato contro la legge sull’hijab obbligatorio.

Dopo 4 mesi di reclusione e il suo rilascio su cauzione nel dicembre 2018, Reza Khandan è stato condannato dalla 15º sezione del tribunale rivoluzionario a 6 anni di carcere nel gennaio 2019. La sua pena non era stata eseguita, fino a questa nuova convocazione.
In un contesto in cui la punizione dei parenti è una pratica comune, non c’è alcun dubbio che questa convocazione sia legata alle dichiarazioni pubbliche di Nasrin Sotoudeh. Non è la prima volta che Reza Khandan è vittima di misure punitive da parte delle autorità giudiziarie e di sicurezza dello Stato, con l’obiettivo di fare pressione su sua moglie e sulla loro famiglia. Nel febbraio 2021, quest’ultimo aveva subito  il blocco dei suoi conti  e l’arresto della figlia.

L’Osservatorio condanna fermamente questo tentativo di pressione delle autorità iraniane sull’avvocata  per ridurla al silenzio.

L’Osservatorio chiede alle autorità iraniane di conformarsi ai principi fondamentali delle Nazioni Unite sul ruolo degli ordini degli avvocati, che proteggono la libera espressione degli avvocati (principio 23).

L’Osservatorio condanna la strumentalizzazione delle decisioni giudiziarie e il loro uso come arma di intimidazione e di bavaglio alla libertà di espressione degli avvocati.

L’Osservatorio ricorda che in virtù dei Principi delle Nazioni Unite sul ruolo del degli avvocati (principio 16), “le autorità pubbliche provvedono affinché gli avvocati a) possano svolgere tutte le loro funzioni professionali senza impedimenti, intimidazioni, molestie o interferenze indebite”.

L’OIAD plaude alla lotta di Reza Khandan e Nasrin Sotoudeh a favore dei diritti umani in Iran e ricorda la sua risoluta solidarietà nei loro confronti.