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IRAN: Omaggio alla collega Maryam Arvin, morta nel febbraio 2023 dopo la sua scarcerazione

22 agosto 2023

 

Maryam Arvin, avvocata iraniana e fervente difensore dei diritti delle donne vittime di discriminazione, è morta due mesi dopo la sua uscita dal carcere. Aveva conseguito un dottorato in legge all’età di 28 anni, tre anni dopo  la laurea.

La sua morte è stata annunciata dall’Associazione degli avvocati di Kerman il 7 febbraio 2023, sebbene fosse stata rilasciata su cauzione il 13 dicembre 2022, insieme alla madre Tayyebeh Nazari. Le cause non sono state specificate dall’Associazione. Tuttavia, il 10 febbraio 2023, giorno della sepoltura, l’ufficio del procuratore pubblico e rivoluzionario di Sirdjan ha dichiarato che la vittima si era suicidata.

 

Dopo le manifestazioni che hanno avuto luogo in Iran nel settembre 2022, Maryam Arvin ha dato il suo sostegno alle famiglie dei manifestanti detenuti nella città di Sirjan, dove era docente universitaria e gestiva il suo studio.

 

L’Intelligence ha iniziato a prendere di mira Maryam Arvin dopo un alterco con il giudice del Tribunale rivoluzionario, mentre aveva assunto la difesa di un orfano di 15 anni. Di conseguenza, l’ avvocata Arvin è stata accusata di incitamento e partecipazione a manifestazioni, senza alcuna prova a sostegno.

Maltrattata, insultata e ammanettata quando si è recata al tribunale di Sirjan il 26 novembre 2022, accompagnata dalla madre, sono state entrambe arrestate e rilasciate poco più di due settimane dopo.

 

Dopo la morte della figlia, Tayyebeh Nazari ha rivelato sui social network che le cause della morte della figlia non erano altro che le conseguenze delle iniezioni di farmaci in carcere e delle ferite causate dai maltrattamenti subiti in tribunale e durante la detenzione. Questi ultimi sono stati confermati dal medico del carcere; gli agenti Hamid Zeydabadi e Mobina avrebbero anche maltrattato la Arvin in tribunale, ammanettandola, togliendole con la forza il velo e trascinandola sul pavimento.

 

 

L’Osservatorio esprime profonda tristezza per la morte prematura di una collega dedita alla causa dei diritti umani e solidarietà alla famiglia della vittima.

L’Osservatorio è gravemente preoccupato per il trend preoccupante di morte di detenuti dopo il loro rilascio dal carcere.

L’Osservatorio esorta le autorità iraniane a condurre un’indagine indipendente, imparziale e trasparente sulle circostanze della morte dell’avvocato Maryam Arvin.

L’Osservatorio invita la Repubblica islamica dell’Iran a rispettare i principi delle Nazioni Unite sul ruolo degli avvocati, in particolare i principi 16, 17, 20, 27 e 28:

Principio 16: “Le autorità pubbliche devono garantire che gli avvocati (a) siano in grado di svolgere tutte le loro funzioni professionali senza ostacoli, intimidazioni, molestie o interferenze indebite; (b) siano in grado di viaggiare e consultare i loro clienti liberamente, sia all’interno che all’esterno del Paese; e (c) non siano soggetti a, o minacciati di, azioni penali o sanzioni economiche o di altro tipo per qualsiasi azione intrapresa in conformità con i loro obblighi, standard ed etica professionali riconosciuti.”

Principio 17: “Quando la sicurezza degli avvocati è minacciata nell’esercizio delle loro funzioni, essi devono essere adeguatamente protetti dalle autorità“.

Principio 20: “Gli avvocati godono dell’immunità civile e penale per tutte le dichiarazioni pertinenti rese in buona fede in memorie scritte o orali o in una comparizione davanti a un tribunale o a un’altra autorità giudiziaria  o amministrativa“.

Principio 27: “Le accuse o le denunce  presentati contro gli avvocati nell’esercizio delle loro funzioni devono essere esaminate  con diligenza ed equità, secondo procedure corrette. Ogni avvocato ha diritto a un equo processo e ad essere assistito da un avvocato di sua scelta“.

Principio 28: “I procedimenti disciplinari contro gli avvocati devono essere portati davanti a un organo disciplinare imparziale costituito dall’Ordine degli Avvocati, davanti a un’autorità statutaria indipendente o davanti a un tribunale, e devono essere impugnabili davanti a un organo giudiziario indipendente“.