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FILIPPINE: L’avvocato e difensore dei diritti dell’uomo, Ben Ramos, assassinato un anno fa

 

Ben Ramos, avvocato e difensore dei diritti dell’uomo, è stato vigliaccamente assassinato un anno fa (6 novembre 2018) sull’Isola di Negros nelle Filippine. Si tratta del 34° avvocato ucciso nelle Filippine dopo l’elezione dell’attuale presidente Duterte famoso per i crescenti attacchi nei confronti degli avvocati.

Ben Ramos è stato il direttore dell’ONG Peace Development Group (PDG), creata nel 1987 per sostenere lo sviluppo delle comunità rurali della Provincia occidentale di Negros. Malgrado le minacce di morte nei suoi confronti Ben Ramos ha continuato a lavorare per difendere i piccoli proprietari terrieri, a portare un sostegno giuridico gratuito alle vittime delle violazioni dei diritti umani, ai prigionieri politici e ad altri difensori dei diritti dell’uomo che sono stati citati in giudizio.

L’avvocato è stato assassinato davanti a un negozio a Kabankalan da persone non identificate che sono scappate in moto dopo avergli sparato.

 

Dopo l’assassinio, la situazione è peggiorata per i rappresentanti del PDG, che hanno ricevuto diverse minacce di morte. Trentotto persone sono state uccise a Negros nel 2019 (attivisti del luogo e difensori dei diritti umani) e 57 persone, principalmente componenti di organizzazioni per i diritti umani, sono state arrestate il 31 ottobre 2019 a seguito di perquisizioni sul posto di lavoro o presso il loro domicilio nella città di Bacolod.

Qualche mese prima di essere assassinato, Ben Ramos, è stato oggetto, come molti altri, del « red-tagging » (« etichettatura »), metodo che consiste nell’accusare ufficialmente i difensori dei diritti umani di essere dei “nemici dello Stato”, secondo quanto previsto dalla New People’s Army (NPA) communista. Questa pratica combinata con la cultura dell’impunità è stata identificata dalle missioni d’inchiesta nazionali ed internazionali come una delle principali cause di esecuzione extragiudiziarie perpetrate nelle Filippine in passato e che continua ancora oggi.

La senatrice Leila De Lima ha messo in rilievo l’inattività del governo di fronte alla richiesta di indagare sugli attacchi sistematici e gli omicidi nei confronti degli avvocati filippini nel paese. La senatrice ha sottolineato che circa 27.000 filippini sono stati ingiustamente uccisi dopo che il presidente ha lanciato la sua guerra totale contro la droga nel 2016, tra questi compaiono giudici, avvocati, procuratori, il cui esercizio della professione li ha messi in pericolo di vita. Secondo la senatrice almeno 41 giudici, procuratori ed avvocati sono stati uccisi nel luglio del 2019.

Il 6 novembre 2019, un nuovo omicidio di un professionista del diritto è stato commesso. Il giudice Mario Anacleto Bañez è stato ucciso da alcuni uomini non identificati che poi sono fuggiti. Si tratta del quinto giudice ucciso dopo la salita al potere del presidente Duterte.

La senatrice De Lima ha depositato una risoluzione in Senato esortando l’amministrazione Duterte a fare tutto il possibile per indagare sulle esecuzioni extragiudiziarie irrisolte e ad interrompere gli attacchi nei confronti di avvocati filippini.

« Il fallimento del nostro governo ha incoraggiato il  perpetuarsi di questi omicidi  malgrado il fatto che gli organi e gli esperti delle Nazioni Unite hanno espresso forte preoccupazione per le esecuzioni extragiudiziarie nel paese, come testimonia l’adozione della Risoluzione 41/L.20 adottata lo scorso luglio dal Consiglio dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite » ha dichiarato la senatrice.

Nella citata risoluzione del Consiglio dei diritti dell’uomo sostenuta da 18 paesi si esortano le Filippine ad «adottare tutte le misure necessarie per prevenire le esecuzioni extragiudiziarie e le sparizioni forzate, condurre indagini imparziali ed individuarne gli autori, conformemente alle norme internazionali… ».

L’OIAD, Lawyers for Lawyers, 150 Ordini nazionali ed internazionali e le organizzazioni degli avvocati e dei professionisti del diritto di 49 paesi hanno ugualmente richiamato, in una dichiarazione  comune adottata lo scorso settembre, l’amministrazione Duterte a prendere le misure necessarie per mettere fine agli attacchi contro gli avvocati nel paese.

Inoltre, la facoltà di diritto dell’Università delle Filippine ha pubblicato lunedì scorso una dichiarazione comune nella quale esprime la propria viva inquietudine di fronte alle accuse mosse contro alcuni professori di diritto e  membri dell’Ordine delle Filippine (Integrated Bar of the Philippines – IBP) : « Le accuse non sono nient’altro che delle minacce pure e semplici di intimidazione e di ingerenza indebita nella loro attività professionale  » si legge nel comunicato.

La facoltà di diritto ha citato i principi fondamentali delle Nazioni Unite relativi al ruolo dell’Ordine egli avvocati (1990), che domandano ai governi di vigilare «affinché gli avvocati a) siano in grado di svolgere tutti i loro doveri professionali senza ostacolo, intimidazione, molestia o indebita interferenza; (Principio n°16).

 

L’OIAD porta il suo sostegno agli avvocati filippini minacciati nell’esercizio delle loro attività professionali, e all’insieme dei difensori dei diritti dell’uomo nelle Filippine.

L’OIAD esorta le autorità filippine ad indagare rapidamente, in modo imparziale e trasparente sulle esecuzioni extragiudiziarie e gli attacchi nei confronti degli avvocati per identificarne i responsabili e tradurli di fronte alla giustizia.

L’OIAD richiama le autorità filippine a conformarsi ai  Principi di base relativi al ruolo dell’Ordine degli avvocati delle Nazioni Unite (1990) per garantire la sicurezza e l’integrità fisica degli avvocati compresa la messa in opera di misure di protezione appropriate:

«Qualora la sicurezza degli avvocati sia minacciata nell’esercizio delle proprie funzioni, questi ultimi devono essere protetti per quanto necessario dalle autorità” (Principio n°17).