Cinque avvocati a Khartoum

Soudan

Sudan: arresti arbitrari di cinque avvocati a Khartoum

29 ottobre 2025

L’OIAD esprime profonda preoccupazione per l’arresto e la detenzione arbitraria di cinque avvocati a Khartoum. I cinque avvocati sono stati presi di mira per aver preso parte alla difesa di persone accusate di “collaborazione” con le Forze di sostegno rapido (RSF).

Secondo Emergency Lawyers, le autorità sudanesi hanno prima interrogato e poi arrestato i cinque avvocati lo scorso novembre, prima di avviare un procedimento penale contro di loro sulla base delle disposizioni di legge [1][2] relative « all’ attentato all’ordine costituzionale” e “istigazione alla guerra contro lo Stato”. Queste disposizioni vengono regolarmente utilizzate per criminalizzare le attività professionali e pacifiche di civili e avvocati.

Una “cellula di sicurezza” [3] ha arrestato i cinque avvocati, tra cui l’avvocata Nasra Abkar Ibrahim, arrestata arbitrariamente a Omdurman insieme alla sorella. L’avvocata è perseguita per presunta “minaccia a pubblico ufficiale” e “tentativo di influenzare il corso della giustizia”. Il   suo processo è previsto per il 29 ottobre 2025 davanti al Tribunale penale di Omdurman Nord. Il collettivo ha chiesto un monitoraggio internazionale di questa udienza per garantire il rispetto dei diritti della difesa e ad un processo equo.

Il collettivo Emergency Lawyers ha anche riferito di un preoccupante aumento degli arresti di attivisti, insegnanti e medici da parte della stessa cellula.

Questi arresti fanno parte di una più ampia ondata di repressione contro avvocati, difensori dei diritti umani e professionisti legali in Sudan.

L’Osservatorio condanna con la massima fermezza gli arresti arbitrari di questi cinque avvocati, che violano chiaramente i Principi fondamentali delle Nazioni Unite sul ruolo degli avvocati.

L’Osservatorio esorta le autorità sudanesi a rilasciare immediatamente e senza condizioni i cinque avvocati arrestati arbitrariamente.

L’Osservatorio chiede un’indagine indipendente e imparziale sul ruolo della “cellula di sicurezza” in questi arresti arbitrari.

L’Osservatorio ricorda al Sudan i suoi impegni internazionali ai sensi delle seguenti disposizioni:

  • Patto internazionale sui diritti civili e politici, articolo 9, paragrafo 1: “Ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza della propria persona. Nessuno può essere sottoposto ad arresto o detenzione arbitrari. Nessuno potrà essere privato della propria libertà se non per i motivi e secondo le procedure stabilite dalla legge“.

  • Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, articolo 6: “Ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza della propria persona. Nessuno può essere privato della propria libertà se non per motivi e in condizioni preventivamente determinati dalla legge; in particolare, nessuno può essere arbitrariamente arrestato o detenuto.”

Seguiteci su :

[1] Articolo 50 del Codice penale sudanese del 1991: “Chiunque commetta un atto con lo scopo di minare il sistema costituzionale del Paese o di metterne in pericolo l’indipendenza o l’unità è punito con la morte, l’ergastolo o una pena detentiva minore, con la confisca di tutti i suoi beni“. (Traduzione non ufficiale)

[2] Articolo 51 del Codice penale sudanese del 1991: “Chiunque è considerato colpevole di incitamento alla guerra contro lo Stato ed è punito con la pena di morte, l’ergastolo o una pena detentiva inferiore, con la possibilità di confisca di tutti i suoi beni:

(a) incita alla guerra contro lo Stato militarmente, radunando o addestrando individui, raccogliendo armi o materiale, o se si impegna in questo, o incita il colpevole a farlo o lo sostiene in qualsiasi modo (…)” (Traduzione non ufficiale)

[3] Un’unità composta da agenti dell’esercito, della polizia e dei servizi segreti, con il mandato di effettuare arresti e condurre indagini nelle aree controllate dall’esercito.

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