IRAN: L’avvocata Soheila Hejab, arrestata in maniera brutale all’uscita dal tribunale
2020
L’Osservatorio internazionale per gli avvocati in pericolo (di seguito “OIAD”) esprime il suo più profondo sdegno dopo l’arresto della nostra collega iraniana Soheila Hejab, attivista per i diritti umani.
Convocata il 23 maggio dalla Corte d’appello provinciale di Teheran, che ha confermato la sua condanna a 18 anni di reclusione con l’accusa di “propaganda contro lo Stato”, “associazione e cospirazione” e “disturbo dell’ordine pubblico per creare caos”, “costituzione di un gruppo di difesa dei diritti delle donne”, e “richiesta di referendum e di modifica della costituzione”, Soheila Hejab è stata arrestata con modalità violente dalle Guardie rivoluzionarie all’uscita del tribunale e condotta con la forza presso la prigione di Qarchak. Secondo il suo racconto, è stata colpita più volte e trascinata per i capelli.
L’OIAD è molto preoccupata per questa situazione ed è convinta che la condanna di Soheila Hejab sia legata alla sua attività professionale e legittima.
Soheila Hejab era già stata arrestata una prima volta il 6 giugno 2019 dalle Guardie rivoluzionarie.
Impegnata contro la sanguinosa repressione delle manifestazioni del novembre 2019, Soheila Hejab aveva firmato una dichiarazione congiunta con altri 11 prigionieri politici per chiedere ai loro compatrioti di boicottare le elezioni parlamentari.
L’OIAD chiede espressamente alle autorità iraniane di rispettare i loro impegni internazionali e ricorda che i Principi Fondamentali adottati dall’Assemblea generale dell’ONU sul ruolo degli avvocati stabiliscono che:
“Gli avvocati, come tutti gli altri cittadini, devono godere della libertà di espressione, di credo, di associazione e di riunione. In particolare, essi hanno il diritto di partecipare a discussioni pubbliche riguardanti la legge, l’amministrazione della giustizia e la promozione e la tutela dei diritti umani” (Principio n. 23).
“Gli avvocati non devono essere assimilati ai loro clienti o alla causa dei loro clienti in ragione dell’esercizio delle loro funzioni” (Principio n. 18).
L’OIAD chiede l’immediato rilascio della nostra sorella, l’abbandono di ogni procedimento contro di lei e continuerà a vigilare sulla situazione.