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Belgio

KAZAKISTAN: Perquisizione  delle autorità belghe et kazake del domicilio dell’avvocata rifugiata Botagoz Jardemalie

 

Il 1° ottobre 2019 la polizia Belga ha eseguito una perquisizione senza mandato  presso il domicilio  dell’avvocata difensore dei diritti dell’Uomo e rifugiata kazaka in Belgio Botagoz Jardemalie.

Secondo le informazioni ricevute le autorità belghe hanno dato seguito ad una domanda di cooperazione giudiziaria del Kazakistan riguardante la rifugiata politica Botagoz Jardemalie, che aveva ottenuto lo status di rifugiata nel 2013.

La perquisizione si è svolta presso il suo appartamento, mentre non era in casa, e la polizia non ha mostrato alcun mandato ai componenti della sua  famiglia che si trovavano all’interno dell’abitazione e ne avevano richiesto l’esibizione.  Sono stati esaminati e sequestrati documenti coperti da segreto professionale, in relazione alla sua attività di avvocato e difensore dei diritti dell’uomo. La perquisizione si è svolta alla presenza di due funzionari kazaki (un magistrato e un componente dei servizi anti-corruzione) nonostante che l’avvocata avesse ottenuto lo status di rifugiata in Belgio, a seguito delle persecuzioni subite dal regime kazako.

Numerosi strumenti informatici e dossiers confidenziali sono stati sequestrati durante la perquisizione, così come dati coperti dal segreto professionale connessi alle sue attività di avvocato. In particolare i  codici di accesso a caselle di posta elettronica, Facebook, Instagram e altri social media sono stati utilizzati nel frattempo per accedere alla corrispondenza dell’ avvocata Jardemalie.

Questi sequestri potrebbero avere gravi ripercussioni sulla sicurezza dell’avvocata e dei suoi clienti, poichè la sua casella mail conteneva comunicazioni coperte da segreto professionale e confidenziali e dati sensibili relativi ai suoi clienti. I sequestri potrebbero anche avere conseguenze per la sicurezza di suo fratello Iskander Yerimbetov, detenuto politico in Kazakistan dal 13 novembre 2017. Informazioni sui  trattamenti inumani e degradanti e tortura subiti dal fratello sono state fornite da diverse organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo. Il  20 novembre 2018, il gruppo di lavoro dell’ONU sulla detenzione arbitraria e illegale, ha concluso che la detenzione del sig. Yerimbetov è arbitraria e illegale  in violazione dell’art. 9 (diritto alla libertà e alla sicurezza personale) e 14 (diritto a un processo giusto) del Patto e ha domandato la sua liberazione immediata (link alla decisione). Anche il sig. Yerimbetov è riconosciuto a livello internazionale come prigioniero politico, in particolare dal Parlamento europeo e dal dipartimento di Stato americano.

 

Durante l’udienza del 6 novembre 2019, il ministro della Giustizia, Koes Geens, ha potuto dare spiegazioni su alcuni aspetti rilevati da componenti del Parlamento Federale del Belgio. Secondo il Ministro in questo caso la cooperazione giudiziaria trova fondamento sulla Convenzione ONU sulla criminalità organizzata e la corruzione, oltre che sulla Convenzione europea relativa al riciclaggio, alla ricerca, al sequestro e alla confisca dei proventi di reati, ratificata sia dal Belgio che dal Kazakistan. Alla luce di queste disposizioni, la perquisizione sarebbe stata successivamente autorizzata dal giudice istruttore.

Secondo il ministro della Giustizia, la mutua assistenza giudiziaria è stata accordata al fine di raccogliere prove di un caso di sottrazione di diversi miliardi di dollari al quale sarebbe legata l’avvocata kazaka.  Procedure simili sono state autorizzate in Francia, in Lussemburgo, in Svizzera e nel Regno Unito concernenti la stessa inchiesta.  Il ministro ha aggiunto che la qualità di rifugiata non offre immunità ad una persona accusata di reato.

Tuttavia, i membri del Parlamento hanno ricordato che il Kazakistan è conosciuto per il suo regime autoritario, l’intimidazione degli oppositori politici, la corruzione ai più alti vertici del Paese e per l’assenza di indipendenza del potere giudiziario.

Il 7 ottobre l’ avvocato Ronit Knaller ha depositato una denunzia penale per conto Jardemalie per accesso non autorizzato a sistema informatico, furto di dati elettronici, violazione della privacy e altre violazioni.

 

Lo Stato belga, che ha accettato una tale cooperazione con il Kazakistan, sta nel contempo giudicando anche degli agenti addestrati (spie). In effetti, due agenti della Stasi della ex Germania orientale e uno pseudo-giornalista tedesco sono stati condannati il 29 novembre 2019 a due anni di carcere e 9600 euro di multa per associazione a delinquere, danneggiamento, molestie e violazione della legge sugli investigatori privati nei confronti della signora Jardemalie. Essi avevano il compito di raccogliere informazioni sulla Jardemalie che difendeva all’epoca gli interessi dell’uomo d’affari Mukhtar Ablyazov, oppositore del potere centrale kazako. La procura federale sospettava che i tre uomini avessero tentato di portarlo in Kazakistan.

Lo Stato belga ha già respinto due richieste di estradizione del Kazakistan nei confronti di Botagoz Jardemalie.

 

Trovate il comunicato di Open Dialogue su Botagoz Jardemalie qui.

Trovate Il resoconto della Commissione Giustizia del 6 novembre 2019 qui (in francese).

 

L’OIAD esprimere la sua profonda preoccupazione per le minacce nei confronti dell’avvocato Botagoz Jardemalie.

L’OIAD è preoccupata per la sua sicurezza e per quella della sua famiglia

L’OIAD chiede alle autorità belghe di cessare qualsiasi trasmissione di documenti riservati, in particolare quelli coperti dal segreto professionale, alle autorità kazake, tenuto conto dell’elevato rischio di gravi ripercussioni sulla sicurezza delle persone interessate.

L’OIAD si unisce al CCBE per ricordare alle autorità belghe e kazake i Principi di base delle Nazioni Unite relativi al ruolo dell’avvocatura secondo i quali «i governi devono garantire che gli avvocati (…..) siano in grado di esercitare tutte le loro funzioni professionali senza intimidazioni, impedimenti, molestie o interferenze indebite» (principio n°17).