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Colombia

ALLERTA 27/11/2023

ALLERTA 10/2019

COLOMBIA: Intimidazioni, persecuzioni e aggressioni contro l’avvocato German Romero nell’esercizio delle sue funzioni

27 Novembre 2023

L’Osservatorio esprime ancora una volta la sua profonda preoccupazione per le continue intimidazioni e aggressioni contro l’avvocato German Romero, che ha dedicato la sua carriera alla difesa delle vittime prese di mira da alti funzionari dell’esercito e dello Stato colombiano.

L’avvocato German Romero, membro del team DH Colombia (Red de Defensores y Defensoras de Derechos Humanos), si dedica alla difesa delle vittime di gravi violazioni dei diritti umani e di crimini contro l’umanità in procedimenti giudiziari emblematici in Colombia, il cui elenco è disponibile sul sito nell’Appendice I.

Dal 2019, il difensore dei diritti umani Germán Romero Sánchez e la sua famiglia sono stati sottoposti a sorveglianza, minacce, atti persecutori e violenze, a causa dell’esercizio della professione, come denunciato dall’Osservatorio in un comunicato di allerta  pubblicato nell’ottobre 2019.

Tra il 2021 e il 2022 (nel corso di un anno), German Romero, la sua compagna e due minori sono stati costretti a lasciare il Paese come esuli a causa del pericolo che correvano. Alcune settimane dopo il loro ritorno in Colombia, le minacce e le attività di sorveglianza sono continuate, con più di 12 episodi di pericolo individuati fino ad oggi, vedi Allegato II. L’ultimo episodio è avvenuto il 30 ottobre, quando un uomo potenzialmente armato e con sembianze militari ha svolto attività di appostamento  presso l’abitazione dell’avvocato Germán Romero.

Oggi, nonostante abbia denunciato ogni singola minaccia, l’avvocato Germán Romero continua a essere vittima di persistenti episodi di pericolo dovuti all’esercizio della sua professione, con conseguenti danni di diversa natura che hanno un impatto a livello personale, familiare e collettivo, oltre a gravi conseguenze psico-sociali.

 

L’Oiad continua la sua ferma condanna delle minacce, della persecuzione persistente e delle intimidazioni nei confronti dell’avvocato German Romero Sánchez e della sua famiglia.

L’Oiad esorta le autorità colombiane a prendere tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza e l’integrità fisica e psicologica dell’avvocato German Romero e della sua famiglia.

L’Oiad esorta le autorità colombiane a garantire il rispetto dei Principi fondamentali delle Nazioni Unite sul ruolo degli avvocati, in particolare dei principi 16, 17 e 22:

Principio 16: “I governi assicurano che gli avvocati (a) siano in grado di svolgere tutte le loro funzioni professionali senza ostacoli, intimidazioni, molestie o interferenze indebite; (b) siano in grado di viaggiare e consultare i loro clienti liberamente, sia in patria che all’estero; e (c) non siano soggetti a, o minacciati di, azioni penali o sanzioni economiche o di altro tipo per qualsiasi azione intrapresa in conformità con i loro obblighi, standard ed etica professionali riconosciuti”.

Principio 17: “Quando la sicurezza degli avvocati è minacciata nell’esercizio delle loro funzioni, essi devono essere adeguatamente protetti dalle autorità“.

Principio 22: “Le autorità pubbliche devono garantire che tutte le comunicazioni e le consultazioni tra gli avvocati e i loro clienti, nel contesto del loro rapporto professionale, rimangano riservate.”

 

 

Colombia: L’OIAD esprime profonda preoccupazione per le ripetute aggressioni e minacce all’integrità personale e professionale di German Romero Sánchez, insigne avvocato impegnato nella difesa dei diritti umani in Colombia.

Ottobre 2019

 

Descrizione della situazione:

Secondo le informazioni ricevute, le sue attività  si fondano sulla rappresentanza delle vittime da reato nei processi penali  per la ricerca della verità, della giustizia e della riparazione. Nell’ambito di questi procedimenti, lavora su casi in cui ad  agenti statali e alti ufficiali dell’esercito colombiano sono attribuite responsabilità, compese :

  1. Indagini penali condotte dalla Procura Generale per reati di esecuzioni extragiudiziali a carico di alti ufficiali in servizio attivo come il generale Emiro José Barrios Jiménez e il generale Jorge Enrique Navarrete, e indagini contro il generale Diego Luis Villegas Muñoz, comandante della forrza operativa Vulcain, e il colonnello Nelson Velásquez Parrado.
  2. Costituzione di Parte civile nel procedimento penale intentato dalla Comunità di pace di San José de Apartadó per la responsabilità della XVII Brigata dell’esercito nazionale nel massacro di 8 persone perpetrato da soldati e paramilitari nel febbraio 2005.

Nel maggio 2019, la Corte Suprema ha condannato diversi ufficiali e sottufficiali della XVII Brigata, tra cui il colonnello Orlando Espinosa Belteán e il maggiore José Fernando Castaño, a 34 anni di reclusione per la loro compartecipazione e responsabilità nel massacro. Per portare a termine l’operazione, l’ordine per l’Operazione Fénix fu impartito dalla XVII Brigata, in concomitanza con la missione “Feroz”, la cui pianificazione fu responsabilità del generale R. Mario Montoya, ex comandante dell’esercito nazionale, ora detenuto dalla Giurisdizione Speciale per la Pace (JEP) per i reati di esecuzioni extragiudiziali.

Nel 2013, i generali Luis Alfonso Zapata e Héctor Fandiño Rincón sono stati convocati per essere interrogati su questo massacro. La loro situazione giudiziaria è stata risolta senza imporre misure di sicurezza e l’indagine è stata definitivamente chiusa quest’anno.

  1. Rappresentanza legale della la giornalista Claudia Julieta Duque, vittima di torture psicologiche perpetrate da agenti dell’abolito Dipartimento di Amministrazione della Sicurezza (DAS); ad oggi, 8 funzionari sono sotto processo e un’altra persona è sotto inchiesta. Inoltre, nel marzo 2019, Duque e Romero Sánchez hanno presentato un’istanza di revisione alla Corte Suprema affinché non venga presentata una denuncia penale contro Claudia Julieta Duque per diffamazione e calunnia nei confronti dell’ex presidente della Colombia, Álvaro Uribe Vélez.
  2. Romero Sánchez e il suo collaboratore, l’avvocato specializzato nella difesa dei diritti umani Jorge Molano, hanno sostenuto il caso dell’Operazione Drago, un piano per assassinare difensori dei diritti umani, sindacalisti e leader politici per la loro opposizione alla privatizzazione delle Empresas Municipales de Cali (Emcali); uno degli obiettivi di questo piano era Berenice Celeita, presidente dell’organizzazione NOMADESC, accompagnata da PBI Colombia. Il piano è stato ideato e attuato da militari in servizio e in pensione. Il piano è stato scoperto nel 2004; 15 anni dopo, nel gennaio 2019, tre soldati della III Brigata dell’esercito nazionale sono stati riconosciuti colpevoli del crimine.
  3. Rappresentanza legale per Alfamir Castillo, il cui figlio, Darbey Mosquera, è stato ucciso nel febbraio 2008 da membri del battaglione di controguerriglia n. 57 della 13ª brigata, che lo hanno portato con l’inganno nella zona rurale di Manizales e lo hanno fatto passare per membro di una banda criminale. In questo processo sono stati condannati sette soldati, tra cui il maggiore Josue Yobanny Linares dell’esercito nazionale. Nello stesso caso, Alfamir è stata riconosciuta come vittima nel procedimento della Giurisdizione speciale per la pace (JEP) contro il generale (r) Mario Montoya Uribe.

L’11 gennaio 2019, a seguito di precedenti minacce nei suoi confronti e di Romero Sánchez a causa della sua partecipazione al PEC, Alfamir è stata aggredita mentre viaggiava in un veicolo fornito dall’Unità di protezione nazionale (UNP).

  1. Dinanzi alla Corte interamericana dei diritti umani (CIDH), Romero Sánchez rappresenta le famiglie delle persone scomparse dal Palazzo di Giustizia nel 1985. In una recente udienza, Romero Sánchez ha messo in discussione le conclusioni della Procura generale e dell’Istituto di medicina legale in un rapporto inviato alla CIDH, ritenendo inaccettabile che, a distanza di 32 anni, l’organo inquirente affermi che non ci sono state persone scomparse. Il generale R. Jesús Armando Arias Cabrales è stato condannato in questo caso.
  2. Avvocato nel caso di Nicolás Neira, un ragazzo di 15 anni ucciso da membri della Squadra mobile antisommossa della polizia (ESMAD) nel 2005, la Corte suprema ha respinto nel settembre 2019 un patteggiamento per ridurre le pene dei responsabili del crimine all’interno delle forze di polizia nazionali.

Va notato che nel corso di quest’anno diverse organizzazioni internazionali hanno ripetutamente richiamato l’attenzione sulle minacce e sulla situazione di pericolo in cui versano Romero Sánchez e la sua famiglia. Particolarmente preoccupante è la mancata risposta della Presidenza agli appelli lanciati nel febbraio 2019 dal Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate e dal Relatore speciale sulle esecuzioni extragiudiziali[1] in merito alla situazione di Germán Romero Sánchez. La persecuzione di Romero Sánchez avviene in un contesto di rischio costante nella ricerca della verità su crimini che sarebbero stati commessi da  alti comandanti delle forze armate. Queste aggressioni si inseriscono nel contesto di molteplici scandali all’interno dell’istituzione, come la messa in discussione della promozione di soldati indagati per crimini contro l’umanità e le direttive interne all’esercito nazionale che aprirebbero nuovamente la porta a un aumento delle esecuzioni extragiudiziali, rivelate dal New York Times il 18 maggio.

 

Le aggressioni dirette contro di lui e la sua famiglia negli ultimi mesi si sono moltiplicate, nonostante le numerose denunce presentate alle autorità colombiane, a causa della grande responsabilità connessa alla rappresentanza legale nei casi descritti. Alcuni di questi, in ordine cronologico, sono i seguenti:

 

  • Luglio-agosto 2019: in questi due mesi, sono state ricevute telefonate notturne sul cellulare di un familiare dell’avvocato, con le quali si insisteva affinché Romero Sánchez richiamasse; durante la chiamata, si sentivano voci dietro l’interlocutore, che dirigevano la conversazione.
  • Il 20 agosto 2019, mentre tornava da un’udienza nella città di Popayán, Romero Sánchez e uno dei suoi accompagnatori assegnati dall’Unità di protezione nazionale (UNP) sono stati seguiti da due persone in moto. Questi motociclisti hanno effettuato un controllo in vari punti vicino alla sua abitazione e hanno anche percorso la strada in direzione opposta nei pressi dello stesso sito[2] .
  • Il 4 settembre 2019, durante un’operazione coordinata da quattro persone, è stato rubato il computer portatile di Romero Sánchez. Conteneva testimonianze, prove e informazioni sensibili e riservate contro alti ufficiali dell’esercito nazionale e altri funzionari statali che il DH Colombia ha raccolto negli ultimi anni per la protezione e la difesa delle vittime di gravi violazioni dei diritti umani che Romero Sánchez rappresenta. Altri dispositivi elettronici e denaro che si trovavano accanto al portatile non sono andati persi[3] . Grazie a due telecamere di sorveglianza, è possibile identificare le quattro persone coinvolte nell’operazione; tuttavia, il 26 settembre, la Procura Generale ha deciso di chiudere l’indagine senza aver presentato alcun risultato.
  • Il 3 ottobre 2019 ha ricevuto una minaccia di morte diretta. Degli sconosciuti hanno chiamato la sua abitazione privata nelle prime ore del mattino, dicendo: “Non ti lascerò vivo per il resto della tua vita, mi hai sentito?”. Pochi minuti prima, Romero Sánchez era uscito di casa per accompagnare la figlia a scuola. La chiamata è stata ricevuta dalla sua compagna e madre delle sue due figlie.

Oltre a mettere in serio pericolo la sua integrità fisica, i metodi di minaccia e intimidazione nei confronti suoi e della sua famiglia sono finalizzati a intimidire Romero Sánchez per via del suo nucleo familiare di cui fanno parte minori, e dimostrano una conoscenza delle abitudini del difensore che può derivare solo da operazioni pianificate, coordinate e sistematiche.

Tutti questi fatti portano a credere che lo Stato colombiano, partendo da una chiara contraddizione, mostri in pubblico un’apparente volontà politica di garantire il giusto processo e l’esercizio effettivo della professione di avvocato per dare un senso ai rischi corsi da coloro che difendono i diritti umani, mentre concretamente vi è un totale disinteresse per la salvaguardia della loro vita e della loro integrità.

 

Appello dell’Osservatorio internazionale degli avvocati :

L’Osservatorio desidera esprimere la propria solidarietà e il proprio sostegno all’avvocato di cui ci occupiamo e ai suoi colleghi, costretti a vivere in condizioni che rappresentano un reale pericolo per la loro vita e integrità personale, e per i quali le misure di sicurezza in vigore non sembrano offrire sufficienti garanzie.

La difesa dei diritti umani è assolutamente necessafria per assicurare lo sviluppo e il consolidamento di uno Stato di diritto che offra tutte le garanzie.

L’Osservatorio sottolinea inoltre che l’indipendenza degli avvocati è uno dei principali indicatori della democrazia e dell’effettività dello Stato di diritto. Richiama l’attenzione delle autorità sui Principi fondamentali sul ruolo degli avvocati, adottati in occasione dell’ottavo Congresso delle Nazioni Unite sulla prevenzione del crimine e il trattamento degli autori di crimini, tenutosi all’Avana (Cuba) dal 27 agosto al 27 settembre 1990.

 

Principio 16

“Le autorità pubbliche devono garantire che gli avvocati (a) siano in grado di svolgere tutte le loro funzioni professionali senza ostacoli, intimidazioni, molestie o interferenze indebite; (b) siano in grado di viaggiare e consultare i loro clienti liberamente, sia in patria che all’estero; e (c) non siano soggetti a, o minacciati di, azioni penali o sanzioni economiche o di altro tipo per qualsiasi azione intrapresa in conformità con i loro obblighi professionali, standard e deontologia riconosciuti.”

Principio 17

“Quando la sicurezza degli avvocati è minacciata nell’esercizio delle loro funzioni, essi devono essere adeguatamente protetti dalle autorità.

Principio 18

“Gli avvocati non devono essere assimilati ai loro clienti o alle cause dei loro clienti in virtù dell’esercizio delle loro funzioni.

 

L’Osservatorio internazionale degli avvocati in pericolo lancia un appello:

 Alla Procura Generale, (i) affinchè indaggi in modo serio e tempestivo sui reati di minacce a Romero Sánchez del 3 ottobre e sul furto del 4 settembre, soprattutto dopo l’inquietante ordine di chiusura delle indagini sul furto, e dato il possibile coinvolgimento di agenti statali in questo caso di furto di informazioni sensibili.

L’Unità di protezione nazionale deve mantenere l’attuale regime individuale di Romero Sánchez e accelerare la concessione di un regime collettivo per l’organizzazione DH Colombia con risorse immediate e sufficienti per rafforzare le condizioni di sicurezza del suo ufficio.

All’Ufficio del Procuratore Generale della Nazione, di portare avanti le indagini e presentare i risultati relativi alla punizione dei responsabili di perdite di dati  dal database dell’Unità di Protezione Nazionale (UNP).

Alle Nazioni Unite, all’Unione Europea e ad altre organizzazioni internazionali per il loro attivo coinvolgimento nel monitoraggio delle azioni delle autorità pubbliche in conformità con gli obblighi nazionali/internazionali relativi al rispetto dei diritti fondamentali e alla garanzia del loro reale ed effettivo esercizio.

Alle associazioni di avvocati e alle organizzazioni per i diritti umani di restare vigilanti rispetto  alla situazione in Colombia, dove da diversi anni subiscono una costante intimidazione e aggressioni talvolta mortali, partecipando alle udienze in cui questo avvocato esercita le sue funzioni.

 

[1] https://spcommreports.ohchr.org/TMResultsBase/DownLoadPublicCommunicationFile?gId=24325

[2] http://www.dhcolombia.com/2019/10/04/nueva-amenaza-a-representante-de-victimas-y-defensor-de-derechos-humanos-german-romero-sanchez/

[3] https://www.elespectador.com/noticias/judicial/abogado-de-victimas-de-agentes-estatales-denuncia-robo-de-informacion-y-hostigamientos-articulo-882099