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LIBIA: L’avvocato e difensore dei diritti delle donne Hanane Al-Barassi assassinata a Bengasi

Giovedì 12 novembre 2020

 Hanane Al-Barassi, avvocata e difensore dei diritti delle donne, è stata assassinata, martedì 10 novembre 2020, a Bengasi in Libia.

Hanane Al-Barassi è stata un’eminente avvocata e attivista per i diritti umani. Era una figura nota ai media e spesso si esprimeva a favore delle donne vittime di violenza, in video che poi diffondeva sui social network. L’avvocata L’avvocata Al-Barassi era conosciuta con lo pseudonimo Azouz Barqa («l’anziana moglie di Barqa»). Ha inoltre diretto un gruppo locale di difesa dei diritti delle donne.

L’avvocata aveva criticato aspramente la corruzione, gli abusi di potere e le violazioni dei diritti dell’uomo commesse da gruppi armati nella Libia orientale.

La signora Al-Barassi ha dichiarato più volte su Facebook Live di sostenere Khalifa Hiftar, comandante del gruppo delle Forze armate arabe libiche (LAAF) che controlla la regione orientale della Libia, compresa la città di Bengasi. È apparsa spesso in diretta su Facebook, in particolare al volante di un’automobile, discutendo della presunta corruzione generalizzata dei membri di alcuni gruppi armati e di altri abusi. Ha accusato membri di gruppi armati di aggressioni e di stupri di donne, ritornando poi su alcune delle sue affermazioni.

Secondo l’Osservatorio degli Avvocati (IDHAE), due giorni prima, era apparsa in un video che spiegava che sua figlia era scampata a un tentato omicidio, aggiungendo che avrebbe rivelato quali erano i protagonisti, nonostante i tentativi dei responsabili pro-Haftar di farla tacere. Aveva annunciato che avrebbe pubblicato un video che rilevava la corruzione del figlio di Khalifa Haftar, Saddam Haftar, lo scandalo della sua recente promozione militare e la ricchezza recentemente acquisita della sua famiglia. Ha dichiarato di aver ricevuto numerose minacce di morte nei giorni precedenti il suo assassinio.

Gli aggressori hanno dapprima tentato di rapire la signora Al-Barassi in un negozio della «via 20», una via commerciale del centro di Bengasi nel primo pomeriggio del 10 novembre, ma alla fine gli hanno sparato e l’hanno uccisa, secondo una dichiarazione della direzione della direzione della sicurezza di Bengasi, che ha promesso un’indagine. Secondo la stessa dichiarazione, gli uomini armati sono fuggiti in due auto con finestrini scuri. La signora Al-Barassi presentava tre ferite da arma da fuoco che hanno provocato gravi lesioni alla testa, ha dichiarato un medico legale di Bengasi, a conoscenza di quanto accaduto.

«L’assassinio di un avvocato che parla con franchezza, in pieno giorno a Bengasi scatenerà il terrore tra i militanti di tutta la regione», ha detto Hanan Salah, ricercatore principale sulla Libia presso Human Rights Watch.

La sua tragica morte evidenzia le minacce cui sono sottoposte le donne libiche che osano esprimersi.

Numerose organizzazioni non governative, associazioni e amministrazioni hanno denunciato l’assassinio e hanno esortato le autorità libiche a prendere le misure necessarie per indagare e perseguire gli autori di questo odioso assassinio.

L’omicidio della signora Al-Barassi a Bengasi avviene quasi un anno e mezzo dopo il rapimento, per motivi politici, di un membro del parlamento libico, Seham Sergewa, da parte di uomini armati apparentemente affiliati ai LAAF, nella sua casa di Bengasi, il 17 luglio 2019. Sergewa criticava apertamente l’aggressione armata di Hiftar a Tripoli. Non si sa ancora dove si trovi.

Salwa Bugaighis, una nota avvocata libica e attivista per i diritti umani, è stata uccisa nella sua abitazione nella città di Bengasi, nella parte orientale del paese, nel 2014, da uomini armati non identificati. Le autorità non hanno ordinato un’indagine e nessuno è stato perseguito per il suo assassinio.

La Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) ha dichiarato in un comunicato stampa del 10 novembre che “L’assassinio della signora Al-Barassi ricorda con forza ai libici in posizioni di responsabilità che devono mettere da parte le loro divergenze e trovare rapidamente una soluzione globale alla crisi prolungata al fine di ristabilire la giustizia e la responsabilità e di porre fine al clima di impunità che attualmente prevale».

L’OIAD esprime la sua profonda tristezza per la morte di una collega che ha dedicato la sua vita e la sua professione al rafforzamento dei diritti dell’uomo in Libia.

L’OIAD sostiene pienamente gli avvocati libici minacciati nell’esercizio delle loro funzioni professionali e tutti i difensori dei diritti umani in Libia.

L’OIAD esorta le autorità libiche a svolgere indagini tempestive, imparziali e trasparenti sugli omicidi e sugli attacchi contro gli avvocati, al fine di individuare i responsabili e consegnarli alla giustizia.

L’OIAD invita le autorità libiche a conformarsi ai principi fondamentali relativi al ruolo dell’avvocatura delle Nazioni Unite (1990) al fine di garantire la sicurezza e l’integrità fisica degli avvocati, anche attraverso l’attuazione di misure di protezione adeguate:

“Quando la sicurezza degli avvocati è minacciata nell’esercizio delle loro funzioni, essi devono essere adeguatamente protetti dalle autorità” (Principio n. 17).