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Algeria

ALGERIA: Molestie giudiziarie contro l´avvocato Salah Dabouz

 

L’avv. Salah Dabouz è un avvocato algerino conosciuto per aver difeso degli imputati che hanno partecipato ai fatti di Ghardaïa[1], come anche dei seguaci dell’amadismo, una corrente minore dell’Islam, condannati nel 2018 con la condizionale per “offesa all’Islam”. L’avvocato è stato Presidente della Lega Algerina per la difesa dei diritti dell’uomo (LADDH).

Dopo aver protestato contro l‘arresto di un suo cliente, Kamel Eddine Fekhar, militante moabita e sindacalista, liberato nel 2017 dopo due anni di prigione per turbamento all’ordine pubblico, l’avv. Mozabite Dabouz è stato arrestato il 7 aprile 2019, in un ristorante algerino, è stato portato di fronte ad un giudice istruttore ad Algeri e poi trasferito a Ghardaïa, a 600 km dal suo domicilio.

L’avvocato è stato accusato di oltraggio allo Stato costituito per aver criticato il livello della giustizia algerina ed in modo particolare quella della wilaya di Ghardaïa.  L’avv. Salah Dabouz è in particolare accusato per alcuni post su facebook ed in particolare uno in cui l’avvocato annuncia l’intenzione di deferire la questione al Relatore speciale delle Nazioni Unite sulle forme contemporanee di razzismo, di discriminazione razziale, di xenofobia e di intolleranza che vi sono associate, in relazione alla condanna dei Mozabiti da parte della giustizia di Ghardaia.

L’avv Dabouz è stato scarcerato il giorno dopo ma è stato posto sotto controllo giudiziario. Il processo si svolgerà il 21 maggio. Fino ad allora l’avvocato dovrà presentarsi 3 volte a settimana (dopo una decisione iniziale di due volte a settimana) davanti al giudice istruttore a Ghardaïa. Questo controllo attenta alla libertà dell’avv. Dabouz poichè Ghardaïa e molto lontana da dove egli risiede.

L’avv. Dabouz è accusato di 14 capi d’accusa, tra cui l’incitamento di una folla armata, la diffamazione delle istituzioni pubbliche, l’attentato all’integrità del territorio nazionale, la comunicazione dei segreti ad uno Stato straniero, ecc.

L’Unione Nazionale dell’Ordine degli avvocati ha annunciato “il boicottaggio delle attività giudiziarie su tutto il territorio nazionale” per il 9 aprile 2019, denunciando l’attentato ai diritti della difesa garantiti dalla Costituzione Algerina.

Il 17 maggio, mentre l’avvocato partecipava ad una manifestazione ad Algeri a favore della transizione democratica, è stato percosso ed arrestato dalla polizia.

Salah Dabouz è stato liberato dopo che la famiglia e alcuni militanti dei diritti dell’uomo, che avevano dato l’allarme,  lo avevano cercato senza trovarlo.

 

L’OIAD dà il suo pieno sostegno all’avv. Dabouz e condanna fermamente le restrizioni imposte dalle autorità algerine sia alla sua vita personale che all’esercizio legittimo della professione di avvocato. L’OIAD richiede la sospensione immediata del controllo giudiziario nei confronti dell’avv. Dabouz è la rinuncia al processo intentato nei sui confronti.

L’OIAD fa appello alle autorità algerine sulla base dei Principi fondamentali delle Nazioni Unite relative al ruolo degli Ordini,  « Gli avvocati come tutte i cittadini, devono usufruire della libertà di espressione, di credenza, di associazione e riunione. In particolare, hanno diritto di partecipare a discussioni pubbliche riguardanti il diritto, l’amministrazione della giustizia e la promozione e la protezione dei diritti dell’uomo e di aderire a delle organizzazioni locali, nazionali od internazionali o di costituirne e di assisterne alle riunioni senza subire restrizioni professionali. Nell’esercizio dei loro diritti gli avvocati devono assumere una condotta conforme alla legge e alle norme riconosciute dalla deontologia della professione di avvocato” Principio no.23.

Secondo gli stessi principi “Le autorità assicurano che gli avvocati (a) siano in grado di svolgere tutti i loro doveri professionali senza ostacolo, intimidazione, molestia o indebita interferenza; (b) possano viaggiare e consultare liberamente i propri clienti, sia in patria che all’estero; e (c) non siano fatti oggetto, ne siano minacciati, di essere sottoposti  a procedimento oppure  a sanzioni economiche o altro per qualsiasi azione intrapresa in conformità con i loro obblighi e principi professionali riconosciuti e con la loro  deontologia “ (Principio no. 16). – Principio n° 16.

[1] Si fa riferimento agli scontri nella valle di Mzab tra Mozabiti e Chaâmbas. Le tensioni sono vecchie di decenni; gli scontri hanno provocato decine di morti e centinaia di feriti nel 2015